Dicevo, tradurre il #15M. Con un occhio di riguardo ai pregiudizi italiani.
Giusto per dare un’ordine, iniziare dal principio. 15M è la scrittura che si usa in Spagna per indicare il 15 maggio (come per esempio, 20N è il 20 novembre ed il 19J è il 19 giugno – anche se non saprei dirvi come lo distinguano dal 19 luglio, o perché il 15M non sia il 15 marzo. probabilmente il contesto).
Come dovreste sapere, il 15 maggio 2011 un cartello di associazioni di diversa provenienza convoca un manifestazione in varie città spagnole. Diciamo circa 60 (sessanta!). Prima di proseguire, fermiamoci un attimo, e ragioniamo con italica diffidenza. Chi c’è dietro la convocazione delle manifestazioni del 15 maggio? Ma soprattutto: chi c’è davanti?
Dietro c’è un collettivo/una piattaforma che probabilmente è il soggetto più riconoscibile all’estero dei tanti che hanno composto il movimento del #15M, e quello che in qualche modo ha influenzato di più l’immagine che abbiamo avuto in Italia di questi eventi. Stiamo parlando di ¡Democracia Real YA!, o in maniera più colloquiale, DRY (pronunciato “drai”).
Come nasce DRY? Innanzitutto nasce per l’occasione, non è un soggetto pre-esistente nella geografia politica iberica, e la sua prima uscita pubblica è appunto la manifestazione del 15 maggio. Incredibile a dirsi, ma DRY nasce realmente… su internet. Il gruppo originario di persone che ha lanciato l’idea è stimato in circa… 6, mediamente anonimi più o meno attivisti. Ma non si tratta né di grandi organizzazioni, né di nomi famosi. Viene scritto un manifesto, ed una proposta organizzativa. Qualcuno racconta addirittura di una pagina fecebook di quelle “se questa pagina avrà più di 7.031 fans…”. Sta di fatto che si creano reti locali, gruppi nascono nelle varie città, stampano cartelli, chiedono permessi, fanno conferenze stampa.
La primavera del 2010 a Madrid si preannuncia segnata da tre date (quelle cose che da noi sono gli appuntamenti ineludibili che “vanno costruiti e attraversati“): il 7 aprile la manifestazione degli studenti di Juventud Sin Futuro, il 15 maggio la manifestazione di questa neonata rete DRY, e infine il 19 giugno le marce dei lavoratori indette dall’Asamblea de Trabajadorxs de Barrios y Pueblos de Madrid. Magari su chi sono questi altri soggetti torneremo in seguito. Il 22 maggio (una settimana dopo la manifestazione del 15) sono previste le elezioni municipali in varie città. La crisi si fa sentire, il PSOE è alla fine di una legislatura e sa già che perderà le prossime elezioni. Il PP è lì che aspetta sulla riva del fiume.
La manifestazione degli studenti del 7 aprile fila via liscia, senza infamia né lode. C’era molta aspettativa, ci si aspettava una postura di piazza un po’ conflittuale, mentre invece tutto sommato la manifestazione è tranquilla. La partecipazione per i numeri del movimento studentesco madrileño non è male (circa 10.000 persone), ma non distacca particolarmente.
Il 15 maggio invece le manifestazioni hanno un discreto successo. Non colossale come potrebbe essere, ma comunque la partecipazione è buona, probabilmente paragonabile alle manifestazioni contro la guerra del 2003. Si parla di un 150.000 manifestanti in tutta la Spagna. A Madrid, a seguito di un tentativo di bloccare la Gran Via, c’è una carica della polizia, a cui seguirà una caccia all’uomo nelle vie del centro, conclusa con 19 arresti. Verranno sparati proiettili di gomma.
Il numero di arresti, la sproporzione della carica rispetto alla situazione e gli abusi della polizia antisommossa (la stessa polizia che dichiarerà di aver dovuto intervenire a causa di una minoranza di “violenti”) , colpiscono molto i presenti alla manifestazione.
Nonostante ciò, DRY prende parzialmente le distanze dagli scontri. In particolare afferma in un comunicato pubblicato il giorno 17:
«Gli organizzatori prendono le distanze e si dissociano gli incidenti violenti che sono avvenuti a seguito della manifestazione in Madrid. In base alle informazioni in nostro possesso, gli incidenti violenti furono minimi, dal momento che la maggior parte delle azioni posteriori alla manifestazione sono state proteste di disobbedienza civile pacifica, di fronte alle quali le Forze di Sicurezza dello Stato hanno risposto in maniera sproporzionata. Condanniamo la brutale repressione della polizia e diamo la nostra solidarietà ai feriti, così come a coloro che sono stati arrestati senza giustificazione, per aver compiuto azioni di resistenza pacifica senza che ci fosse alcuna provocazione, e per tanto chiediamo il loro immediato rilascio senza ulteriori accuse.» [il grassetto nell’originale]
Gli scontri sono avvenuti poco dopo le h22 della notte di domenica 15 maggio. A seguito di questi, un piccolo gruppo di persone, che anche i più solidali riconoscono non aver superato le 40-50 unità, decidono di fermarsi in Puerta del Sol, la (oramai famosa) piazza dov’era prevista la fine della manifestazione, per protestare contro gli abusi della polizia e chiedere la liberazione degli arrestati. Dichiarano infatti ai pochi giornali che sono riusciti ad includere questo “dettaglio” nell’edizione del lunedì
«Questa protesta è sorta in maniera spontanea a seguito della manifestazione» e si tratta di persone che si sono accampate «a titolo individuale, senza rappresentare nessun partito, sindacato né associazione.»
A posteriori, molti dei manifestanti presenti raccontano di non essersi neanche accorti del fatto che ci fossero persone acampade a Sol per protestare contro gli arresti.
Così si conclude il 15 maggio. Vi lascio con un po’ di suspense, perché come già saprete, il meglio deve ancora venire…