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La prima parte del film

Ci sono cose che uno deve sapere immediatamente per non andare nel mondo neppure un minuto con la convinzione del tutto sbagliata che il mondo sia altro a causa di quelle cose. Non è ammissibile pensare che tutto continui com’era quando tutto è ormai alterato o ha subito un capovolgimento, ed è vero che il periodo durante il quale si è stati in errore ci diventa poi insopportabile. Che stupido sono stato, pensiamo, e in realtà questo non dovrebbe dolerci poi tanto. Vivere nell’inganno o essere ingannati è facile, e anzi è la nostra condizione naturale: nessuno va esente da questo e nessuno è stupido per questo, non dovremmo opporci più di tanto e non dovremmo amareggiarci. Tuttavia ci sembra intollerabile, quando alla fine sappiamo. Quello che ci pesa, il brutto della cosa, è che il tempo in cui crediamo quel che non era si trasforma in qualcosa di strano, fluttuante o fittizio, in una specie di incantamento o sogno che deve essere soppresso dal nostro ricordo; a un tratto è come se quel periodo non lo avessimo vissuto affatto, non è vero?, come se dovessimo raccontarci di nuovo la storia o rileggere un libro, e allora pensiamo che ci saremmo comportati in maniera diversa o avremmo impiegato in altro modo quel tempo che finisce per appartenere al limbo. Questo può provocare la nostra disperazione. E oltretutto quel tempo a volte non rimane nel limbo, ma all’inferno. -. («E piuttosto come quando da bambini andavamo al cinema con il doppio programma e con la proiezione continua, – ho pensato, – ed entravamo in sala nel buio con un film cominciato che vedevamo fino alla fine cercando di immaginare quello che doveva essere successo prima, che cosa doveva aver condotto i personaggi alla situazione così grave in cui li avevamo trovati, quali offese dovevano essersi scambiate per essere nemici e odiarsi; poi proiettavano un altro film e soltanto dopo, quando cominciava di nuovo il primo film e vedevamo l’inizio che ci mancava, capivamo che quello che avevamo immaginato non aveva nessun fondamento e non combaciava con la metà perduta. E allora dovevamo cancellare dalla nostra testa non soltanto quel che avevamo immaginato, ma anche quello che avevamo visto con i nostri occhi seguendo quelle supposizioni, un film inesistente o almeno deformato.

Javier Marías
Domani nella battaglia pensa a me

300$

La multa per attraversare la strada a piedi col semaforo rosso in California.

no, non me l’hanno fatta, ma mi hanno avvisato

Leggermente a disagio

Caltech undergraduates have historically been so apathetic to politics that there has been only one organized student protest in January 1968 outside the Burbank studios of NBC, in response to rumors that NBC was to cancel Star Trek.

Source: Wikipedia

Fear that what I love will prove lethal to those I love

Fear of seeing a police car pull into the drive.
Fear of falling asleep at night.
Fear of not falling asleep.
Fear of the past rising up.
Fear of the present taking flight.
Fear of the telephone that rings in the dead of night.
Fear of electrical storms.
Fear of the cleaning woman who has a spot on her cheek!
Fear of dogs I’ve been told won’t bite.
Fear of anxiety!
Fear of having to identify the body of a dead friend.
Fear of running out of money.
Fear of having too much, though people will not believe this.
Fear of psychological profiles.
Fear of being late and fear of arriving before anyone else.
Fear of my children’s handwriting on envelopes.
Fear they’ll die before I do, and I’ll feel guilty.
Fear of having to live with my mother in her old age, and mine.
Fear of confusion.
Fear this day will end on an unhappy note.
Fear of waking up to find you gone.
Fear of not loving and fear of not loving enough.
Fear that what I love will prove lethal to those I love.
Fear of death.
Fear of living too long.
Fear of death.
I’ve said that.

Raymond Carver, Fear, via iconographica

jamon, jamon

essere rassicurati dal cameriere che no, nel secondo piatto non c’è il prosciutto, per poi ritrovarselo a tocchetti nella zuppa di primo.

è anche venuto a farmelo notare quando stava sparecchiando. non so se mi stava prendendo per il culo o se era sinceramente confuso.

(e giusto per la cronaca, la settimana scorsa mi hanno chiesto se sono musulmano. mentre avevo un bicchiere di vino rosso in mano. mah…)

elogio della fuga

Quando non può lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l’andatura di cappa che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all’orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l’illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si chiama desiderio.

Henri Laborit, Elogio della fuga

infelice

Se infelice è l’innamorato che invoca baci di cui non sa il sapore, mille volte più infelice è chi questo sapore gustò appena e poi gli fu negato.

Italo Calvino, Il cavaliere inesistente