Ci sono cose che uno deve sapere immediatamente per non andare nel mondo neppure un minuto con la convinzione del tutto sbagliata che il mondo sia altro a causa di quelle cose. Non è ammissibile pensare che tutto continui com’era quando tutto è ormai alterato o ha subito un capovolgimento, ed è vero che il periodo durante il quale si è stati in errore ci diventa poi insopportabile. Che stupido sono stato, pensiamo, e in realtà questo non dovrebbe dolerci poi tanto. Vivere nell’inganno o essere ingannati è facile, e anzi è la nostra condizione naturale: nessuno va esente da questo e nessuno è stupido per questo, non dovremmo opporci più di tanto e non dovremmo amareggiarci. Tuttavia ci sembra intollerabile, quando alla fine sappiamo. Quello che ci pesa, il brutto della cosa, è che il tempo in cui crediamo quel che non era si trasforma in qualcosa di strano, fluttuante o fittizio, in una specie di incantamento o sogno che deve essere soppresso dal nostro ricordo; a un tratto è come se quel periodo non lo avessimo vissuto affatto, non è vero?, come se dovessimo raccontarci di nuovo la storia o rileggere un libro, e allora pensiamo che ci saremmo comportati in maniera diversa o avremmo impiegato in altro modo quel tempo che finisce per appartenere al limbo. Questo può provocare la nostra disperazione. E oltretutto quel tempo a volte non rimane nel limbo, ma all’inferno. -. («E piuttosto come quando da bambini andavamo al cinema con il doppio programma e con la proiezione continua, – ho pensato, – ed entravamo in sala nel buio con un film cominciato che vedevamo fino alla fine cercando di immaginare quello che doveva essere successo prima, che cosa doveva aver condotto i personaggi alla situazione così grave in cui li avevamo trovati, quali offese dovevano essersi scambiate per essere nemici e odiarsi; poi proiettavano un altro film e soltanto dopo, quando cominciava di nuovo il primo film e vedevamo l’inizio che ci mancava, capivamo che quello che avevamo immaginato non aveva nessun fondamento e non combaciava con la metà perduta. E allora dovevamo cancellare dalla nostra testa non soltanto quel che avevamo immaginato, ma anche quello che avevamo visto con i nostri occhi seguendo quelle supposizioni, un film inesistente o almeno deformato.
Javier Marías
Domani nella battaglia pensa a me