Velocipedisti e anarchici

Velocipedisti e anarchici (L’Osservatore Romano, 1894)

… i velocipedisti sono il martello e la noia dei municipii; gli anarchici sono il martello e lo spavento dei Governi. Si prendono speciali provvedimenti per gli uni e per gli altri; rigorose misure si adottano per garantire la società si dai velocipedisti come degli anarchici.
A primo tratto, velocipedisti e anarchici sembrano agli antipodi, come lo sono la bicicletta dei primi e la bomba dei secondi. Eppure, a ben considerare le cose come sono, questa parallela e simultanea invasione dei velocipedisti e degli anarchici, della mania velocipedistica e della mania anarchica, della bicicletta e della bomba, rivela al certo relazioni, rapporti, legami e vincoli fra questi apparenti opposti estremi, che meritano una qualche attenzione. Il velocipedismo è una vera anarchia nel mondo, dirò così, della locomozione materiale, come l’anarchia è un vero velocipedismo nel mondo della vita sociale.
Il velocipedismo è un sistema di locomozione, non solo sui generis, ma egualmente avverso ad ogni altro sistema di trazione e di movimento di macchina, non è movimento di vapore, non è movimento di animale; è nulla di tutto, e puo essere tutto di questo, non fosse altro pel moto che produce e per l’effetto che ne deriva. Tanto è vero questo, che, quando i Municipi si sono scervellati per redigere Regolamenti pei velocipedi e pei velocipedisti, non hanno potuto prendere norma nè dalla carrozza, nè dal carro, nè dalla locomotiva, nè dell`elettricità, nè dall’animale e neanche dall’uomo. Il velocipedista non è un pedone, non è un cocchiere di carrozza, non è un macchinista di ferrovia, non è un animale da tiro o da soma; è un che di ermafrodito, di indefinibile, di inclassificabile, che sfugge ad ogni legge di moto, di trazione, di trasporto: quale più completa anarchia pertanto è il velocipedismo, che passa sopra e respinge ogni legge fisica ed ogni modo di organizzazione e di esecuzione di ogni legge, in ordine al moto e alla locomozione?
L’anarchico passa sopra e respinge ogni legge sociale ed ogni modo con cui è concretizzata nell’umano e nel civile consorzio. Si direbbe che, come nell’ordine morale e sociale l’anarchico fa tabula rasa di ogni legge supremo, fin qui rispettata ed accolta, così nell’ordine locomobile il velocipedista fa tabula rasa d’ogni legge supremo, fin qui seguita ed applicata. E’ forse per questo che si sono sviluppate insieme queste due manie, tanto opposte in apparenza e tanto congiunte in realtà? Prego bene di non credere che io metta in pari condizioni il velocipedista e l’anarchico, il velocipedista e l’anarchia, la bicicletta e la bomba. No, io guardo solo alla ragione prima, positiva, determinente l’una e l’altra mania: per me, questa e quella in grandissima parte sono venute dallo spirito d’imitazione e di scimmiottatura, che tanto sovrabbonda al di d’oggi, in cui tanto si parla di libertà individuale e di indipendenza personale. Adesso tutti vogliono essere velocipedisti: giovani e vecchi, uomini e donne montano sulla bicicletta: si fanno corse, si fanno viaggi, si fanno spettacoli di bicicletta e di biciclismo. Non date un passo per istrada che non abbiate alle spalle, davanti, ai lati, velocipedisti e biciclette: è una vera invasione velocipedistica, da cui nessuno può più salvarsi…

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