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Dalla politica epica alla politica lirica

di Álvaro Rodríguez Marín, pubblicato su Diagonal del 10 novembre 2011 (e quindi prima delle elezioni).

Tra la realtà ed il desiderio, stiamo costruendo le nostre vite. Non c’è via di uscita. L’angolo definito da queste due linee sarà la misura della nostra potenza – o della nostra frustrazione. In questo senso il 15M è pura vita.

Il 15 maggio si apre uno spazio imprevedibile, impossibile nel blocco perfettamente immobile della nostra realtà sociale, del nostro immaginario del possibile e del dicibile. Nelle piazze l’abbiamo percepito come uno spazio pieno di potenza: la mappa del possibile si era dispiegata.

Una apertura nel linguaggio sociale e della identificazione. Non siamo identificabili e non ci identifichiamo. Non siamo comunisti, anarchici, giovani, disoccupati, rossi o sovversivi. Siamo individualità unite in un rifiuto comune e in una costruzione comune. Siamo un no ed un si. Siamo il comune di fatto: condividendo, collaborando, convivendo nella piazza. Il linguaggio del potere esige identificazione, necessita sapere, dire cosa siamo, chi siamo, di che colore è la nostra bandiera. C’è bisogno di un nome affinché la logica implacabile della definizione -ovvero sia, del limite- ci fagociti immediatamente. Pero è soprattutto la logica del telegiornale che ci disinnesca e ci neutralizza con una sola parola: sovversivi, violenti, hippies, black bloc, squatters, punkabbestia… Per nominarci collettivamente abbiamo evitato parole connotate, stratificazioni di significati, cariche di simboli che le incanalano lungo strade strette – o del tutto chiuse: proletari, operai, classe… Abbiamo invece accettato parole prive di carica: indignazione, rispetto, 99%… Parole che scivolano via come il sapone.

Una breccia nel virtuale. Una conquista della terra, dall’immaginario al fisico, dalla rete alla strada, dalle parole ai corpi. Una scarica elettrica nel corpo sociale zombie, narcotizzato, ipnotizzato dagli schermi multipli e dall’isolamento sociale.

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tentativi di riassorbimento

http://www.youtube.com/watch?v=GfVX33NlCl0

questo spot pubblicitario viene trasmesso in questo periodo su vari canali televisivi spagnoli. È una offerta di una tariffa per cellulari, niente di eccezionale. Quel che mi sembra estremamente affascinante è la situazione rappresentata.

Sia chiaro, non c’è nessun riferimento al 15M né a qualsiasi altro movimento sociale. Però vediamo qualcosa che chiaramente è un assemblea, con un moderatore che da la parola, ed in cui intervengono persone di diverse generazioni (dalla giovane alla anziana), di diversa estrazione sociale (immaginiamo che il ragazzo con la giacca e la cravatta, che guarda caso parla di andare a lavoro in ufficio, abbia una situazione economica diversa dal ragazzo vestito più sportivamente che lo interrompe).

Insomma, quel che viene rappresentato è un’asamblea, in cui si discute come “sistemare” o “migliorare” qualcosa che non va, e che difatti si conclude con questa uscita che vorrebbero venderci come utopistica, “dato che chiedere non costa nulla, allora chiediamo SMS gratis sempre”. Rimosso il conflitto, Movistar arriva e accetta le rivendicazioni dell’assemblea, offrendoci la tariffa con gli SMS gratis.

Non so, a me sembra affascinante, tanto è esplicito il riferimento alla situazione attuale della mobilitazione sociale in Spagna. Che ha poco più di 6 mesi di vita, non è che stiamo parlando di chissà quale tradizione…

Il marketing cerca di reinglobare e normalizzare il conflitto, o è la protesta che è divenuta egemone nell’immaginario?

Il conflitto non è una merce.
La merce invece no, la merce è soprattutto conflitto.

guerrillamarketing

chi c’è davanti il #15m?

Dicevo, tradurre il #15M. Con un occhio di riguardo ai pregiudizi italiani.

Giusto per dare un’ordine, iniziare dal principio. 15M è la scrittura che si usa in Spagna per indicare il 15 maggio (come per esempio, 20N è il 20 novembre ed il 19J è il 19 giugno – anche se non saprei dirvi come lo distinguano dal 19 luglio, o perché il 15M non sia il 15 marzo. probabilmente il contesto).

Come dovreste sapere, il 15 maggio 2011 un cartello di associazioni di diversa provenienza convoca un manifestazione in varie città spagnole. Diciamo circa 60 (sessanta!). Prima di proseguire, fermiamoci un attimo, e ragioniamo con italica diffidenza. Chi c’è dietro la convocazione delle manifestazioni del 15 maggio? Ma soprattutto: chi c’è davanti? Continua la lettura di chi c’è davanti il #15m?

Per una traduzione del #15M

Con questo post vorrei impegnarvi (nel senso che ora che l’ho detto mi toccherà pure farlo) in una serie più o meno irregolare di riflessioni, racconti, analisi sul movimento che in Italia è conosciuto come gli indignados spagnoli.

Il motivo è semplice: nonostante sono convinto che il materiale presente sia sterminato, e che comunque un parte è anche disponibile in Italiano (o comunque in Inglese), mi sembra che nonostante ciò in Italia ci sia una conoscenza molto vaga di quel che è ed è stato il movimento di protesta giovanile (ma non solo) nella Spagna del 2011. Continua la lettura di Per una traduzione del #15M

La solidarietà è un’arma

«E’ un sabato sera come tanti in Piazza Belvedere, e una cinquantina di ambulanti hanno messo in mostra la loro merce nei punti di maggior passaggio. Da qui l’arrivo di un “imponente” dispiegamento della polizia municipale (sei pattuglie e tre agenti in divisa), che ha dato il via ad un vero e proprio blitz, il cui esito è stato il sequestro della merce venduta dagli ambulanti.

Ma qui la novità è stata la reazione dei passanti, che hanno preso le difese dei venditori ambulanti, per la maggior parte giovani e giovanissimi di nazionalità senegalese, tanto da far retrocedere gli agenti presenti dall’operazione di sequestro per evitare possibili disordini.

[..]

Da qui la richiesta di una riflessione sull’accaduto da parte del Silp Cgil alle autorità cittadine: “Nel condannare fermamente quanto avvenuto sabato sera a Tirrenia, riteniamo che le SS.LL (Prefetto, Questore e Sindaco, ndr) debbano analizzare tale anomalo fenomeno di protesta popolare, così nuovo per la realtà pisana, che se ripetuto, potrebbe andare ad inficiare sia gli aspetti tecnico-operativi collegati al progetto che mira a contrastare il fenomeno dell’abusivismo commerciale, sia il rapporto Forze dell’Ordine-Cittadino, che la sicurezza del personale di polizia deputato a fare rispettare la legge”. »

(il grassetto è mio, l’articolo è tratto da Pisanotizie.it: Silp Cgil: “Passanti che difendono venditori abusivi, anomalo fenomeno popolare su cui riflettere”)