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Per una traduzione del #15M

Con questo post vorrei impegnarvi (nel senso che ora che l’ho detto mi toccherà pure farlo) in una serie più o meno irregolare di riflessioni, racconti, analisi sul movimento che in Italia è conosciuto come gli indignados spagnoli.

Il motivo è semplice: nonostante sono convinto che il materiale presente sia sterminato, e che comunque un parte è anche disponibile in Italiano (o comunque in Inglese), mi sembra che nonostante ciò in Italia ci sia una conoscenza molto vaga di quel che è ed è stato il movimento di protesta giovanile (ma non solo) nella Spagna del 2011. Continua la lettura di Per una traduzione del #15M

frontiere orientali – 5

Nel giro di una manciata di giorni – dal 1 settembre al 10 settembre – abbiamo attraversato il mediterraneo orientale, spostandoci lungo la linea porosa, che linea alla fine non è,  della “frontiera” est dell’Unione Europea. Una frontiera porosa perché attraversata dai flussi di migranti che da anni usano questa porta per entrare in Europa, provenienti da mezza Africa e Asia.

Patrasso – 2

Nel pomeriggio, J., un’altra ragazza di Kinisi, ci accompagna dopo pranzo al campo dei magrebini. Appena entriamo nella vecchia stazione dei treni, distante una decina di minuti a piedi dal corso dello shopping e delle vetrine di moda, il contrasto è scottante. Dalle pulite e regolari vie da città di mare, ci ritroviamo in un luogo che è perfino meno di un campo profughi. I binari sono ancora lì, qualche vagone rimane, ma la maggior parte, dove i migranti avevano in precedenza sistemato le loro abitazioni di fortuna, sono stati portati via mesi fa dalla compagnia dei treni. Il campo della vecchia stazione dei treni di Patrasso altro non è che uno spiazzo all’aperto, una piccola tettoia, un albero, un paio di vagoni che probabilmente non hanno spostato perché troppo danneggiati per farlo. Continua la lettura di frontiere orientali – 5

frontiere orientali – 4

Nel giro di una manciata di giorni – dal 1 settembre al 10 settembre – abbiamo attraversato il mediterraneo orientale, spostandoci lungo la linea porosa, che linea alla fine non è,  della “frontiera” est dell’Unione Europea. Una frontiera porosa perché attraversata dai flussi di migranti che da anni usano questa porta per entrare in Europa, provenienti da mezza Africa e Asia.

Patrasso – 1

Poche ore di bus, e arriviamo all’ultima tappa del nostro viaggio, Patrasso, dal quale partirà il traghetto che ci porterà ad Ancona, alcuni giorni dopo. Assieme ad Igoumeniza, Patrasso è uno dei principali porti di collegamento con l’Italia, e per questo motivo sono entrambi i punti principali nei quali i flussi migratori si concentrano, in attesa di un colpo di fortuna per attraversare il mare.

Alla stazione dei bus ci accoglie M., che è una attivista di Kinisi,  un piccolo gruppo che si occupa del sostegno dei migranti a Patrasso. Il nome del gruppo, in greco, significa letteralmente movimento. M. ci porta in un bar tradizionale, dove ci servono caffè (turco o greco?), della crema di latte, ed i dolci di sfoglia, pistacchi e caramello tipici del medio-oriente, i baklava.

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frontiere orientali – 3

Nel giro di una manciata di giorni – dal 1 settembre al 10 settembre – abbiamo attraversato il mediterraneo orientale, spostandoci lungo la linea porosa, che linea alla fine non è,  della “frontiera” est dell’Unione Europea. Una frontiera porosa perché attraversata dai flussi di migranti che da anni usano questa porta per entrare in Europa, provenienti da mezza Africa e Asia.

Atene

Lasciamo Cipro con un aereo, che in un paio di ore ci porta ad Atene. Appena scesi a Syntagma, una delle piazze principali della capitale greca, avvertiamo la distanza che ci separa dal mondo relativamente tranquillo di Cipro. Atene è una metropoli, enorme, che con i suoi 4 milioni di abitanti contiene più di un terzo della popolazione di tutta la Grecia. Ci incamminiamo verso il nostro ostello, e pur essendo tarda mattinata, possiamo notare la miseria, la povertà e la disperazione che riempiono le strade.

Contrariamente ad altre capitali europee, il centro cittadino di Atene è rimasto la zona povera della città, mentre i quartieri “bene” si trovano fuori, nelle periferie. Il centro è ancora la downtown, il luogo dei traffici, dell’eroina che invade le strade, i senza tetto che dormono sotto i portici, nei portoni, nei giardini.

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